“C’è qualcosa di meno reale dei fantasmi che Saraceni e Crociati inseguono ora?
Di quegli dèi vigliacchi che hanno abbandonato questo mondo cosicché gli uomini potessero massacrarsi nel loro nome?!
Essi vivono già un’illusione, io gliene sto solo dando un’altra. Una assai meno sanguinosa.“
Rashid ad-Din Sinan è un personaggio realmente esistito. Secondo le fonti storiche, la sua vera morte avvenne nel 1193.
Nel 1161 Rashid venne incaricato da Hassan il Giovane (Mentore della confraternita levantina ad Alamut) di fondare un ramo della confraternita presso la fortezza di Masyaf in Siria.
Nel 1176, Saladino ed il suo esercito saraceno assediarono la roccaforte e Rashid, divenuto ormai mentore degli assassini (conosciuto con il nome di Al Mualim), fece infiltrare il Maestro Assassino Umar Ibn La’Ahad nell’accampamento saraceno.
L’incarico di Umar era quello di lasciare un avvertimento a Saladino, ossia lasciare una piuma ed un pugnale nella tenda del Sultano a fini intimidatori, tuttavia, mentre stava fuggendo, per evitare di farsi catturare, uccise un nobile della corte del Sultano che si trovava nei paraggi.
Nella fuga fu però catturato Ahmad Sofian, l’Assassino inviato in missione insieme ad Umar, il quale fu sottoposto a torture ed alla fine confessò il nome dell’Assassino autore dell’omicidio (Umar appunto).
Il giorno seguente Saladino lasciò il campo e diede il comando dell’esercito a suo Zio Shihab Al-din.
Il nuovo comandante decise di trattare con gli Assassini, affermando che se avesse avuto la testa di Umar, avrebbero abbandonato l’assedio lasciandoli in pace.
Al Mualim non voleva cedere il suo uomo migliore ma ne fu costretto e così Umar fu giustiziato ed i saraceni abbandonarono l’assedio.
Al Mualim dietro alle mura della fortezza di Masyaf
Il Mentore prese sotto la sua ala i giovani Altaïr (figlio di Umar) ed Abbas (figlio di Ahmad, il quale poco dopo quest’avvenimento si era intrufolato nella stanza del giovane Altaïr e, chiedendogli perdono per aver tradito Umar, si suicidò di fronte al ragazzo).
Altaïr rimase scioccato del suicidio di Ahmad e si recò da Al Mualim raccontandogli tutto; il Mentore si fece promettere da Altaïr di non proferire parola con nessuno, dicendogli che si sarebbero liberati del corpo di Ahmad facendo credere ad Abbas che il padre avesse abbandonato la confraternita.
Altaïr non riuscì a mantenere il segreto e lo svelò ad Abbas il quale però non volle credere alle parole di Altaïr ed anzi, iniziò a covare odio verso di lui.
Nel 1189, i Templari invasero Masyaf e riuscirono a fare prigioniero Al Mualim grazie alla complicità di Haras, un ex Assassino che, insoddisfatto del suo lento progresso tra i ranghi degli Assassini, aveva disertato passando ai Templari.
Questi ordinò l’esecuzione di tutti gli Assassini rimasti nella fortezza ma Al Mualim fu salvato da Altaïr, che riuscì a uccidere Haras. Il Mentore subito dopo si disse fiero di Altaïr e lo promosse al rango di Maestro Assassino.
Nel 1190, Al Mualim ordinò ad Altaïr di recuperare un frutto dell’Eden conosciuto come il calice, che si rivelerà essere una donna di nome Adha.
Al Mualim promuove Altaïr come Maestro Assassino dopo esser stato salvato.
Nel 1191 , all’età di 56 anni, il Mentore inviò Altaïr e i due fratelli Malik e Kadar Al-Sayf a recuperare un manufatto Isu dalla cripta di Gerusalemme, situata sotto le rovine del Tempio di Salomone.
Altaïr tornò da solo a mani vuote facendosi per giunta inseguire dai Templari.
Fortunatamente per il Mentore, Malik era riuscito a sopravvivere e a recuperare il manufatto, perdendo però il suo braccio.
Al Mualim, dopo aver sentito il resoconto della missione raccontato da Malik, ordinò ad Altaïr di respingere l’assedio dei templari.
Una volta respinti con successo, il Mentore, deluso dal fallimento del suo pupillo, lo pugnalò in pubblica piazza retrocedendolo al gradino peggiore dego umastana le piante.
In realtà tutto ciò non era accaduto, era tutta un’illusione frutto della Mela dell’Eden (un potente artefatto Isu che comporta, tra i suoi effetti, anche il generare forti illusioni).
Al Mualim offrì comunque ad Altaïr la possibilità di riguadagnare il suo rango: per farlo doveva uccidere nove uomini in una lista fornitagli da Al Mualim.
Al Mualim cerca di controllare la mente di Altaïr con l’utilizzo della mela.
Man mano che Altaïr procedeva con le uccisioni dei nomi su quella lista, Al Mualim iniziò a subire sempre più profondamente gli effetti collaterali dell’utilizzo della Mela dell’Eden, perdendo sempre più il senno.
Altaïr infatti, dopo aver ucciso l’ultimo nome della lista (Roberto di Sable), scoprì che il suo Mentore aveva collaborato per anni con i Templari ma ad un certo punto aveva deciso di usare il potere della Mela da solo, senza condividerlo con gli altri nove e per questo aveva “usato” Altaïr per toglierli dalla circolazione.
Altaïr, tornato a Masyaf, trovò che Al Mualim con il potere della Mela, aveva soggiogato le menti degli stessi assassini che gli si rivoltarono contro, costringendo Altaïr ad ucciderne molti.
Al Mualim cercò fino all’ultimo di portare dalla sua parte il suo pupillo, provò addirittura a controllarlo tramite il manufatto, ma non ebbe successo.
I due si scontrarono ed Altaïr ebbe la meglio uccidendolo. Il corpo di Al Mualim venne poi bruciato da Altaïr, per evitare una sua eventuale resurrezione grazie al potere della Mela.
Dopo la morte del suo maestro, Altaïr diventò il nuovo Mentore.
Altaïr brucia il corpo di Al Mualim per evitare una sua possibile resurrezione.
– AL MUALIM –