“Ho vissuto la mia vita come meglio ho potuto, senza conoscerne lo scopo, ma attratto come una falena da una luna distante. E qui, alfine, scopro una strana verità. Che sono solo un tramite per un messaggio che elude la mia comprensione. Chi siamo noi, benedetti a tal punto da condividere le nostre storie così? Da parlarci attraverso i secoli? Forse risponderai a tutte le mie domande. Forse sarai colui che alla fine darà un qualche valore a tutta questa sofferenza. “
Ezio Auditore nacque a Firenze il 24 giugno 1459, da Giovanni Auditore e Maria Auditore. Nel 1476, Ezio e suo fratello Federico ebbero una disputa con Vieri de’ Pazzi e durante una rissa rimase ferito al labbro da un sasso scagliato da Vieri, che gli procurò la famosa cicatrice. Dopo aver aiutato i fratelli minori, di ritorno al palazzo, Ezio accompagnò la madre Maria a recuperare dei quadri commissionati ad un giovane Leonardo da Vinci, con il quale Ezio strinse amicizia, che poi nel tempo si rivelerà molto importante nella sua vita.
Ad Ezio fu affidato dal padre il compito di consegnare due lettere e prelevarne una terza da una colombaia non lontana dal palazzo. Dopo aver terminato le commissioni, vedendo delle guardie correre per la strada, Ezio tornò a casa: era stata messa a soqquadro, mentre il padre e fratelli erano scomparsi e la madre e la sorella erano nascoste. Saputo dalla governante Annetta che le guardie avevano arrestato Giovanni e i figli, Ezio si diresse verso Palazzo della Signoria, dove erano detenuti. Scalatolo, riuscì a parlare con il padre attraverso la finestra della prigione: egli lo incaricò di trovare un baule nascosto in una stanza segreta, prenderne il contenuto, e consegnare una lettera a Uberto Alberti. Così facendo, Ezio riuscì a trovare le vesti del padre, una spada, una lama e una polsiera avvolti da una pergamena, oltre alla lettera da consegnare. Ezio così scoprì che il padre era in segreto un Assassino, tuttavia riuscì a consegnare i documenti ad Alberti, che gli assicurò il rilascio della famiglia.
Il giorno seguente, Ezio si recò in Piazza della Signoria, dove Uberto presiedeva il processo agli Auditore, che sostenevano la propria innocenza, citando i documenti consegnati ad Alberti la sera precedente. Tuttavia, egli finse di non saperne nulla, e si procedette all’impiccagione di Giovanni, Federico e Petruccio.
Ezio con suo fratello Federico si lanciano una sfida per chi raggiunge prima la cima del campanile .
Ezio, diventato quindi l’uomo più ricercato di Firenze, lasciò la città con la madre e la sorella nella speranza di poter partire per la Spagna, dopo un breve soggiorno nella villa di famiglia situata nel borgo di Monteriggioni. Durante il viaggio, prima di raggiungere il borgo, i tre vennero bloccati da Vieri de’ Pazzi e dai suoi uomini, che vennero però fermati dallo zio di Ezio, Mario Auditore, e dai suoi mercenari. Egli informò il nipote dell’esistenza degli Assassini e tentò di coinvolgerlo nell’Ordine rivelandogli che i suoi antenati, incluso Giovanni, ne facevano parte.
Ezio rifiutò, continuando con l’obiettivo di portare la sua famiglia al sicuro in Spagna. Inoltratosi a San Gimignano, Ezio osservò un incontro tra Rodrigo Borgia, Jacopo de’ Pazzi, Francesco de’ Pazzi e Vieri. Durante l’attacco, Ezio ne approfittò per sfidare a duello Vieri sulle mura della città. Dopo averlo ucciso lo insulta subendo i rimproveri dello zio.
Tornò a Firenze nel 1478 per raccogliere informazioni dalla Volpe (altro stretto collaboratore del padre) e prevenire la riuscita della congiura dei Pazzi, che prevedeva la morte di Lorenzo e Giuliano de’ Medici e la presa di potere dei Pazzi stessi. Il 26 aprile, durante la messa presso la chiesa di Santa Maria del Fiore, Francesco de’ Pazzi e altri congiurati riescono ad assassinare Giuliano e a ferire Lorenzo. Ezio dopo aver impedito l’uccisione di Lorenzo lo scortò presso il suo palazzo, dove apprese da Poliziano la posizione di Francesco de’ Pazzi, che stava attaccando Palazzo della Signoria. Mentre le truppe dei Pazzi e quelle medicee combattevano per le strade, Ezio inseguì e uccise Francesco. Scoperto che i congiurati dei Pazzi si erano rifugiati nelle campagne toscane nella zona di San Gimignano, Ezio li uccise, ricevendo da loro informazioni sul nascondiglio di Jacopo de’ Pazzi. Dopo averlo pedinato fino ad un antico teatro, spiò l’incontro tra Jacopo, Rodrigo Borgia e un mercante veneziano, Emilio Barbarigo. Dopo aver pugnalato Jacopo per il suo fallimento a Firenze, Rodrigo fece catturare Ezio, sapendo della sua presenza, ma egli riuscì a liberarsi dei soldati per poi dare il colpo di grazia a Jacopo.
Ezio ora ha intenzione di andare a Venezia, ma non poteva salpare perché sprovvisto di lasciapassare. Nello stesso momento, si sentirono gli urli di una donna, rimasta intrappolata su uno scoglio. Ezio si affrettò a salvarla: era la contessa Caterina Sforza, che convinse così il capitano a far imbarcare Ezio.
Arrivati alla nuova bottega di Leonardo, Ezio si recò a Palazzo della Seta in cerca di un modo per uccidere Emilio Barbarigo. Ezio, dunque, uccise Emilio.
Ezio incontra suo zio Mario.
Rodrigo borgia pugnala Jacopo de’ Pazzi.
Il giorno del suo ventinovesimo compleanno, dopo aver saputo dell’arrivo di una nave templare, Ezio attese e pedinò un corriere dei Templari sceso dalla nave, che aveva con sé un Frutto dell’Eden. Ezio poté prenderne l’identità, portando il Frutto dell’Eden a un incontro con Rodrigo Borgia. Finalmente in grado di scontrarsi con il responsabile della morte di suo padre e dei suoi fratelli, Ezio criticò il Gran Maestro dei Templari per la mancata apparizione del presunto “profeta” descritto nel Codice, così egli asserì di esserlo. Durante la battaglia, Rodrigo, in difficoltà, chiamò in suo aiuto le guardie e fuggì.
Quella notte Ezio venne formalmente introdotto nell’Ordine tramite il marchio sull’anulare sinistro.
Dopo la battaglia a Venezia, gli Assassini esaminarono la Mela al laboratorio di Leonardo. Dopo essersi attivata con il tocco di Ezio, gli Assassini compresero la sua potenza e pericolosità, e decidono di custodirla a Forlì, governata dall’alleata Caterina Sforza. Checco Orsi si era impadronito della Mela dell’Eden, perciò Ezio lo raggiunge fuori delle porte della città e lo giustizia, ricevendo però una pugnalata. Prima di svenire per la ferita, Ezio intravede un monaco raccogliere la Mela: Girolamo Savonarola.
Ezio si recò in Spagna, per salvare alcuni alleati dall’Inquisizione spagnola, comandata da Tomas Torquemada. Tra le città di Barcellona, Granada e Saragozza scoprì un complotto dei Templari per navigare verso Ibn al Tar il nuovo mondo. Ezio non riuscì ad eliminare Torquemada, ma aveva protetto nuovamente la gilda dall’intervento dei nemici.
Dopo la morte di Lorenzo de’ Medici nel 1492, Savonarola prese facilmente il controllo di Firenze con la Mela dell’Eden. Privò quindi il popolo fiorentino delle loro proprietà personali e delle opere d’arte, obbligandoli a vivere in povertà. Per fare ciò, bruciò tutto ciò che era correlato al Rinascimento nei Falò delle Vanità. Ezio, ritornato a Firenze, e Machiavelli cercarono quindi di fermare il governo con l’aiuto dei loro alleati in città, Paola e La Volpe. Ezio iniziò ad eliminare i luogotenenti e seguaci di Savonarola. Dopo aver ucciso i seguaci di Savonarola, il popolo, arrabbiato col monaco, si recò nel 1498 a Palazzo Pitti, residenza di Savonarola, reclamando la fine dei falò. Savonarola tentò allora di bloccare la folla con la Mela, ma Ezio, lanciandogli un pugnale, gli colpì la mano, facendogli cadere la Mela. Tuttavia, questa venne presa da un soldato dei Borgia, rivali di Savonarola. Ezio lo inseguì e si riprese il Frutto dell’Eden; Savonarola fu intanto catturato e condannato al rogo in Piazza della Signoria. Tuttavia, Ezio decise che nessuno avrebbe meritato di morire in quel modo: salì quindi sul palco e pugnalò Savonarola alla gola. Poi, guardando la folla, sbalordita, tenne un discorso, invitando tutti a seguire la propria strada, e a scegliere ciò che è giusto o sbagliato da sé, senza perdere la propria libertà.
Ezio compie gli anni e Rosa gli regala il diario di bordo che conteneva delle informazioni importanti sulla mela di Cipro.
Ezio pone fine alle sofferenze di Savonarola uccidendolo, prima di venir arso vivo.
Ezio e gli Assassini, si rincontrarono a Villa Auditore, con la Mela dell’Eden e con il Codice finalmente completato. Combinando i due oggetti, scoprirono che la posizione della Cripta era Roma, sotto al Vaticano. Sfortunatamente, Rodrigo Borgia divenne papa nel 1492, ottenendo quindi l’accesso ad un altro Frutto dell’Eden, il Bastone. Per nulla scoraggiato, Ezio partì per Roma con l’obiettivo di ucciderlo. Rodrigo riuscì ad utilizzare il Bastone per respingere Ezio, sprigionando la sua energia nella stanza. Tuttavia, Ezio ne rimase immune, grazie alla Mela: la afferrò, e, come Al Mualim nella battaglia contro Altaïr, creò delle sue copie illusorie, e i due si fronteggiarono. Durante il combattimento, però, Rodrigo riuscì a lanciare di nuovo Ezio per terra e ad ottenere la Mela. Rodrigo sollevò poi, grazie al Bastone, Ezio, e lo pugnalò all’addome, per poi lasciarlo svenuto mentre si recava alla Cripta. Ezio, ripresa conoscenza, irruppe nella Cripta e vide Rodrigo tentare invano di aprire la porta. Lanciando le sue armi a terra, Ezio lo fronteggiò in uno scontro alla pari, ma, poiché ucciderlo non gli avrebbe restituito la famiglia, alla fine lo risparmiò.
Entrato nella Cripta, Ezio si stupì alla vista di un ologramma di una donna che si identificava come “Minerva“, un membro di Coloro che vennero prima. Ezio rimase ulteriormente confuso quando l’ologramma si rivolse ad un uomo invisibile, chiamato Desmond, prima di sparire.
Dopo essere uscito dalla Cripta, nel gennaio 1500, Ezio fece ritorno a Monteriggioni. La mattina seguente, Cesare Borgia, figlio di Rodrigo, capitano generale delle forze e Templare di alto rango, assediò Monteriggioni. Prendendo di sorpresa gli Assassini, le forze di Cesare distrussero gran parte del borgo, prima che Ezio potesse raggiungere i cannoni e rispondere al fuoco, distruggendo gran parte dell’equipaggiamento dell’esercito. Gli sforzi di Ezio salvarono solamente alcuni cittadini, e Cesare riuscì ad entrare comunque nel borgo, portando con sé Mario e Caterina. Ezio li rincorse sui tetti nel vano tentativo di salvarli, ma venne colpito da alcuni archibugieri, che lo fecero cadere a terra. Allo stesso tempo, Cesare “invitò” Ezio a Roma, sparando e uccidendo Mario.
Infiltratosi a Castel Sant’Angelo a Roma, Ezio scalò le mura della fortezza, e apprese che Lucrezia Borgia, sorella di Cesare, aveva la chiave della prigione di Caterina. Recuperata la chiave e liberata Caterina, i due fuggirono.
Ezio vide Rodrigo intento ad avvelenare il figlio, che lo uccise per questo. Dopodiché Cesare corse via per ottenere la Mela dell’Eden che il padre aveva nascosto; Ezio entrò nel Castello, dando a Rodrigo l’ultima benedizione. Ezio arrivò alla Basilica di San Pietro, riuscendo a ottenere la Mela, ma venne presto raggiunto da Cesare, assieme a delle guardie papali. Utilizzando la Mela, Ezio fece morire le due guardie, per poi fuggire. Nel 1507, Ezio localizzò Cesare Borgia, che stava comandando le forze del suo cognato Giovanni III d’Albret, assediando la città di Viana. Ezio ingaggiò Cesare in battaglia, ma venne quasi sopraffatto dai soldati. Riuscito a sopravvivere a un attacco di artiglieria, Ezio rincorse il Borgia, dirigendosi verso la città. Alla fine, riuscito a salire su una delle torri d’assedio delle forze di Cesare, lo affrontò. Nonostante l’aiuto di alcuni soldati durante il duello, Ezio fu in grado di rompere l’armatura del nemico e sopraffarlo. Quando Cesare, rabbioso, ripeté che nessun uomo avrebbe potuto ucciderlo, Ezio rispose freddamente che lo avrebbe lasciato al fato, prima di gettarlo dai bastioni della città, uccidendolo.
Cesare assassina suo padre Rodrigo con la mela avvelenata da quest’ultimo.
Ezio uccide Cesare facendolo cadere dalle mura di Viana.
Nel 1510, tornato a Monteriggioni, Ezio trovò tra i documenti dello zio Mario una lettera scritta dal padre Giovanni un anno prima della sua nascita, che menzionava una biblioteca nascosta sotto Masyaf, colma di una saggezza inestimabile. Una volta arrivato a Masyaf nel marzo 1511, Ezio scoprì che la città era controllata dai Templari, comandati da Leandros. In netta inferiorità numerica, Ezio venne catturato dai Templari e portato sulla cima di una torre nella fortezza. Mentre Leandros si trovava alle spalle di Ezio per impiccarlo, quest’ultimo lo colpì, e dopo aver messo la corda attorno al Templare, lo utilizzò come base di appoggio per calarsi con la fune, riuscendo quindi a sfuggire ai Templari. Scalato il mastio di Masyaf, Ezio si tuffò in un passaggio subacqueo, che lo condusse al corridoio che portava alla biblioteca di Altaïr, dove scoprì da un lavoratore che Leandros era in possesso del diario di Niccolò Polo, i cui contenuti conducevano alle Chiavi necessarie per aprire la porta. Uscì quindi dalla fortezza, iniziando a pedinare Leandros.
Lanciatosi quindi all’inseguimento di Leandros che stava fuggendo in carrozza in un villaggio vicino a Masyaf, Ezio cadde fuori strada dopo un’esplosione, che distrusse la carovana. Nonostante la caduta, riuscì a sopravvivere, e, ferito, riuscì a farsi strada furtivamente nel villaggio, uccidere Leandros e recuperare il Diario di Niccolò Polo, che parlava di alcune Chiavi per accedere alla biblioteca. Le chiavi erano nascoste a Costantinopoli. Arrivato lì, scoprì dal capo della gilda locale, Yusuf Tazim, che i Templari stavano conquistando poco a poco Costantinopoli, e che costituivano quindi una minaccia per gli Assassini. Mentre Ezio cercava le Chiavi nascoste a Costantinopoli grazie all’aiuto di Sofia Sartor, una libraia veneziana, che lo aveva aiutato a trovare le posizioni dei libri sulle Chiavi, tentava anche di respingere l’esercito dei bizantini e di scoprire chi tra di loro avesse l’ultima chiave. Mentre indagava, Ezio era entrato in possesso delle quattro Chiavi di Masyaf rimaste nascoste in città, e all’appello mancava l’ultima Chiave, quella in possesso di Manuele Paleologo, in Cappadocia. Una volta raggiunto, lo inseguì e lo uccise, recuperando l’ultima Chiave. Subito dopo, venne raggiunto da Ahmet, lo zio di Solimano ed erede al trono ottomano. Rivelatosi essere il capo dei Templari, Ahmet gli chiese le Chiavi, minacciandolo di uccidere Sofia se si fosse rifiutato. Arrabbiato e preoccupato per Sofia, Ezio andò via dalla città, caduta nel panico, e tornò a Costantinopoli.
Arrivato a Costantinopoli, Ezio si diresse velocemente alla bottega di Sofia, che trovò in completo disordine e Yusuf, a cui aveva chiesto di proteggere Sofia mentre era in Cappadocia, era morto. Ezio riuscì a salvarla. Assicuratosi che Sofia stesse bene, i due partirono su un carro all’inseguimento di Ahmet, che stava lasciando Costantinopoli. Durante il combattimento arrivò il fratello di Ahmet e padre di Solimano: Selim. Selim spiegò ad Ahmet che il padre, Bayezid II, aveva infine scelto lui come successore, e immediatamente gli mise le mani alla gola, gettandolo nel mare. Selim si rivolse poi a Ezio, a cui disse di averlo risparmiato solo per le considerazioni su di lui fatte dal figlio. Dopodiché, gli intimò di andarsene da Costantinopoli e non fare più ritorno. Sentendosi colpito dalle parole di Selim, Ezio lo attaccò, ma venne fermato da Sofia prima che potesse colpire.
Molte settimane dopo, in seguito a un lungo viaggio, Ezio e Sofia arrivarono a Masyaf, ormai abbandonata anche dai Bizantini. Entrati nella fortezza, i due si diressero alla porta della Biblioteca. Collocate le Chiavi, Ezio vi entrò, mentre Sofia aspettava fuori. Nella Biblioteca trovò lo scheletro di Altaïr, che aveva in mano un altro Sigillo della memoria. Grazie a questo Sigillo, Ezio scoprì che Altaïr aveva nascosto all’interno della Biblioteca la Mela dell’Eden in suo possesso, mentre aveva fatto portare i libri ad Alessandria.
Ezio si diresse verso la Mela, ma capì di aver visto abbastanza nella sua vita, e decise di lasciarla lì con la salma di Altair lontana da assassini e templari. Subito dopo, la Mela diede un impulso, che gli fece tornare in mente il nome di Desmond, che aveva udito da Minerva nella Cripta. Rivolgendosi a Desmond, mentre si levava i bracciali e la spada di dosso, gli dichiarò la fine della sua vita come Assassino. Incoraggiandolo a porre fine alla sofferenza provocata dalla guerra tra Assassini e Templari, Ezio mise una mano sulla spalla dell’ologramma di Desmond che si era creato davanti a lui, e gli disse di ascoltare, così Desmond capì cosa doveva fare.
Ezio viene sorpreso a Masyaf dai Templari.
Ezio e Sofia si godono un Picnic romantico.
Ezio apre la biblioteca di Altaïr e rivivendo il suo ultimo ricordo.
Nel 1512 Ezio tornò a Venezia, assieme a Sofia. I due si sposarono verso la fine dell’anno. Ezio, ormai 54enne, passò il testimone: la guida dell’Ordine degli Assassini fu data a Ludovico Ariosto. Tornò poi in Toscana, dove andò a vivere in una villa nelle campagne vicino a Firenze. Da Sofia ebbe una figlia, Flavia, e l’anno successivo un figlio, Marcello. Ezio divenne quindi un agricoltore, lasciando in parte l’Ordine a causa dell’età avanzata. Un giorno di fine estate del 1524, ricevette la visita di Shao Jun, assassina del ramo cinese giunta in Italia per chiedere consiglio a Ezio su come rifondare la confraternita in Cina. All’inizio Ezio fu riluttante perché non aveva più intenzione di ricominciare la sua vita da assassino, tuttavia alla fine venne convinto e diede suggerimenti a Jun su come rifondare la confraternita in Cina. Ezio morì a 65 anni il 30 novembre nel 1524, poco dopo la partenza di Shao Jun, su una panchina nella Piazza del Duomo di Firenze per un attacco di cuore. Le ultime persone che vide furono Sofia e Flavia sorridenti.
Ezio osserva per l’ultima volta la sua famiglia prima di esalare il suo ultimo respiro.
– ADÉWALÉ –