IL CLAN DEGLI ASSASSINI

ALTAÏR IBN-LA'AHAD [1165 – 1257]

“Questo è ciò che ci rende assassini.
Non l’amputazione di un dito.
Non le false promesse di un paradiso.
Non il divieto del veleno.

Abbiamo obblighi precisi verso il popolo, non verso i costumi passati.

Se dovremo strisciare, strisceremo.
Se dovremo avvelenare, allora useremo il veleno.
Se le nostre lame potranno essere impugnate senza l’amputazione di un dito, questa pratica cesserà.

Non ci faremo gioco degli iniziati con menzogne, rendendoli stupidi a suon di parole.

Saremo chiari e diretti.

Sarà tutto nuovo …”

GIOVINEZZA

Altaïr nacque l’11 Gennaio 1165 a Masyaf in Siria. Sua madre, una donna cristiana di nome Maud, lo diede alla luce morendo subito dopo il parto, il padre, il cui nome era Umar Ibn La’Ahad, era uno dei più abili maestri assassini guidati dal Mentore Rashid ad-Din Sinan (conosciuto da tutti con il soprannome di Al Mualim).

La figura paterna fu per Altaïr alquanto assente in quanto, secondo i principi del credo, i bambini già in tenera età devono essere allontanati dai propri affetti, proprio perchè l’amore e l’affetto genitoriale non giovano alla formazione di Assassini.
Pertanto Altaïr, a causa di questo distacco, provava sentimenti contrastanti nei confronti del padre (da un lato lo ammirava come assassino, dall’altro non provava niente a livello affettivo).

All’età di 11 anni, Altaïr perse il padre. Infatti Umar ed un altro assassino di nome Ahmad Sofian, tentarono di infiltrarsi nell’accampamento del sultano Saladino per lasciargli un messaggio intimidatorio (ovvero, un pugnale ed una piuma) ma il piano fallì e nella fuga Umar uccise un potente nobile della corte di Saladino.

Umar si mise in salvo ma Ahmad fu catturato e, in seguito a torture infertegli su ordine di Saladino stesso, tradì Umar rivelando il suo nome quale esecutore dell’omicidio del nobile.
Il sultano Saladino allora prese d’assedio la fortezza degli assassini di Masyaf, richiedendo la testa di Umar il quale, per evitare spargimenti di sangue inutili, si costituì facendosi giustiziare. Tempo dopo Ahmad, tormentato dal tradimento fatto nei confronti del suo confratello, si suiciderà al cospetto del giovane Altataïr.
Il ragazzo, che aveva stretto un forte legame di amicizia con il figlio di Ahmad (chiamato Abbas Sofian), gli confessò la verità circa la morte del padre (in un primo momento infatti Al-Mualim aveva ordinato ad Altaïr di non fare menzione alle dinamiche della morte di Ahmad).

Abbas non volle credere alle parole dell’amico, accusandolo di aver infangato la memoria di suo padre (e questo episodio giustificherà l’odio che Abbas proverà verso Altaïr).

Al Mualim prese successivamente sotto la sua ala Altaïr, crescendolo come un figlio, ma mantenendo il distacco di un insegnante severo e spietato.

      Altaïr venticinquenne sta parlando con Al Mualim dopo averlo salvato (viene elevato al rango di maestro assassino).

REDENZIONE

Nel 1189, dopo esser stato promosso come maestro assassino a soli 25 anni, Altaïr cominciò a cambiare personalità contrapponendosi spesso ai principi del credo. Nel 1190 fu incaricato di recuperare un tesoro noto come “Il Calice” dalle mani dei templari.

Altaïr affrontò il Gran Maestro Templare Basilisk e scoprì con gran stupore che il calice non era un oggetto, bensì una donna chiamata Adha.

Altaïr si innamorò di questa donna che fu però uccisa dai nemici degli assassini.
Questo avvenimento segnò profondamente Altaïr.

Un anno dopo, nel 1191, Altair, assieme ai confratelli Malik e Kadar, fu incaricato di recuperare un antico manufatto all’interno del tempio di Gerusalemme.

In questa missione l’assassino infranse i tre principali dogmi del Credo : Nascondersi alla vista, trattenere la lama dalla carne degli innocenti e non compromettere la confraternita.

Altaïr infatti uccise un uomo che stava pregando nel tempio (assassinio di un innocente), affrontò a viso aperto il Maestro Templare Roberto di Sable (combattimento alla luce del sole, senza nascondersi alla vista) abbandonando al loro destino i suoi confratelli e tornò a Masyaf a mani vuote, venendo però seguito dall’esercito di Roberto di Sable che assediò la Roccaforte (compromissione della confraternita).

Malik riuscì a tornare portando con se il manufatto ma alla fine sucì l’amputazione di un braccio (a causa di questo evento, Malik provò disprezzo per Altaïr).

Gli assassini grazie anche all’intervento di Altaïr riuscirono comunque a cacciare i Templari dalla Roccaforte.

Al Mualim, indignato dall’insuccesso del suo pupillo, lo punì privandolo dei suoi gradi e declassandolo al ruolo più basso della confraternita degli Assassini: quello di novizio.
Al Mualim però diede anche la possibilità ad Altaïr di riacquisire i suoi gradi: affinchè ciò avvenisse, doveva assassinare nove uomini i cui nomi erano: Tamir, Garniero di Naplusa, Talal, Abu’l Nuqoud, Gugliemo di Monferrato, Majd Addin, Sibrando, Jubair al Hakim e Roberto di Sable (il comandante francese che aveva sconfitto Altair al grande Tempio).

Ad ogni missione compiuta, Altaïr si avvicinava inoltre alla scoperta della verità dietro alla cospirazione templare.

Dopo aver ucciso tutti i nomi presenti sulla lista ad eccezione di Roberto di Sable, Altaïr riacquisì il rango di Maestro Assassino e si riappacificò con Malik.

Altaïr affronta Basilisk

Altaïr dopo aver infranto i dogmi del credo, viene accoltellato da Al Mualim in pubblica piazza come un traditore qualunque ( in realtà era un illusione creata dal maestro attraverso la mela in suo possesso). 

MENTORE

Altaïr venne infine incaricato da Al Mualim di uccidere Roberto di Sable e partì per la volta di Gerusalemme, dove affrontò una donna di nome Maria Thorpe, la quale si era travestita da Roberto di Sable in modo tale da ingannare l’assassino, facendogli credere che fosse Roberto.

Altaïr rimase colpito dall’affascinante donna che aveva affrontato, ma non vi era tempo per poter indugiare.

Scoprì inoltre che il piano di Roberto era quello di far sì che il re d’Inghilterra Riccardo I (detto “Cuor di Leone”) stringesse un’ alleanza con i Saraceni per poi attaccare la Roccaforte degli Assassini (gli uomini che Al-Mualim aveva fatto uccidere ad Altaïr erano sia Templari che Saraceni, le loro morti avrebbero reso gli Assassini un nemico in comune di Templari e Saraceni).

Altaïr raggiunse in tempo il campo di battaglia ed uccise Roberto di Sable.

L’Assassino, svelando a Re Riccardo i piani di Roberto, scongiurò un attacco verso la confraternita ma scoprì una terribile verità: i nove uomini da lui uccisi erano stati manovrati come burattini da qualcuno che tramava nell’ombra, ossia il suo maestro: Al Mualim, il mentore degli assassini.

Altaïr svelò il suo inganno: egli era stato “usato” da Al Mualim per mettere a tacere i nove uomini che avevano avuto a che fare con un manufattro Isu noto come “Mela dell’Eden”; tale manufatto aveva proprietà prodigiose, su tutte quella di piegare le menti deboli rendendole schiave alla mercè del possessore della Mela stessa.

Altaïr, che negli anni si era lasciato alle spalle la superbia, acquisì saggezza e fermezza d’animo e così potè resistere al potere della Mela ed infine uccidere Al Mualim.
Subito dopo, divenne il nuovo mentore della confraternita.

Altaïr affronta il suo mentore Rashid

ESILIO

Altaïr bruciò il corpo del suo maestro (per evitare che potesse tornare in vita grazie al potere della Mela dell’Eden) ma questa pratica non era ben vista dai suoi confratelli, soprattutto da parte di Abbas che ne rimase indignato; egli addirittura fomentò un tentativo di insurrezione con l’utilizzo della Mela ma fallì miseramente.

Il nuovo mentore dedicò la sua vita agli studi di questi antichi manufatti e dei Precursori (ossia, gli Isu), cercando di proteggerne i segreti dai templari.

Si recò a Cipro dove scoprì l’esistenza di un archivio templare e si innamorò di Maria Thorpe (colei che anni prima si era finta Roberto di Sable e lo aveva abilmente affrontato), che era stata fatta prigioniera dai templari stessi.

Maria fu liberata da Altaïr e divenne un’ assassina. I due si sposarono ed ebbero due figli: Sef e Darim. Il mentore nei decenni successivi guidò l’ordine con saggezza e si dedicò a riformare parzialmente la confraternita.

All’età di 50 anni, Altaïr lasciò Masyaf (lasciando la guida della confraternita al suo fidato amico Malik) con sua moglie e Darim per affrontare Gengis Khan che minacciava, col suo esercito di Mongoli, di mettere in ginocchio il mondo che il mentore aveva creato lottando duramente.

Dieci anni dopo, Altaïr tornò nella fortezza ma sfortunatamente ci fu una seconda insurrezione da parte del suo ex-migliore amico Abbas.

Questi aveva rapito Malik ed ucciso Sef (il secondogenito di Altaïr) facendo ricadere la colpa su Malik (in modo da avere una giustificazione per il suo colpo di stato).

Altaïr apprese questa dolorosa verità dallo stesso Malik (dopo che lo ebbe liberato) il quale fu in seguito sgozzato da Swami, un sottoposto di Abbas.

Abbas propose ad Altaïr di dargli la Mela Del’Eden ed in cambio lui gli avrebbe svelato il motivo della morte di Sef.

Altaïr porse la mela a Swami e mentre gliela porgeva, questi disse che in realtà Sef era morto pensanco che l’ordine di sentenza capitale per lui fosse giunta da Altaïr, il suo stesso padre.

Altaïr, che aveva ancora la Mela, in preda ala furia cercò di uccidere Swami ma Maria, temendo che il marito perdesse il controllo come aveva fatto in precedenza Al Mualim, cercò di fermarlo finendo però infilzata a morte dalla lama di Swami. Altaïr, in preda al dolore, uccise Swami e insieme al figlio fuggì in esilio.

Altaïr e Maria dopo essere scappati dall’Archivio.

Altaïr dopo aver assassinato sua moglie involontariamente riprende la ragione e scappa da Masyaf.

LASCITO

Altaïr visse in esilio per ben vent’anni, nei quali studiò ed apprese gran parte dei segreti dei manufatti creando anche la prima pistola celata.

All’età di Ottanta anni tornò a Masyaf per riportare ordine nella confraternita ed alcuni assassini rimasti a lui fedeli si unirono a lui in questa impresa rivoltandosi contro Abbas.

Altaïr sparò ad Abbas con la sua nuova invenzione (la pistola celata) e cercò di far capire all’amico morente, per l’ennesima volta, la verità circa la morte di suo padre Ahmad.

E così, un Altaïr ormai molto anziano, tornò ad essere il Mentore di Masyaf.
Trascorse gli ultimi anni della sua vita a studiare i manufatti ed i precursori; va ricordato, in questo periodo, l’arrivo a Masyaf di due fratelli italiani, gli esploratori Niccolò e Maffeo Polo che rimasero talmente affascinati dal Credo e dai suoi dogmi dall’unirsi alla loro causa.

Nel 1257 Altaïr affidò a loro sia le pagine del codice (un diario nel quale aveva scritto ogni sua scoperta riguardante gli Isu ed i loro manufatti) sia cinque sigilli detti “della memoria” (altri manufatti Isu) nei quali aveva impresso dei suoi specifici ricordi.

Nel frattempo, gli eserciti mongoli stavano avanzando in terra Santa e pertanto i due italiani furono costretti a partire per l’Europa.

I Polo, negli anni successivi, misero radici a Costantinopoli dove nacque una delle più importanti confraternite del Rinascimento ed in seguito trasmisero i saperi dell’Ordine in tutto il mondo Occidentale.

Altaïr fece infine evacuare Masyaf, salutò suo figlio Darim, dicendosi molto orgoglioso di lui e si rinchiuse all’interno di una biblioteca da lui edificata (l’unico modo per poter aprire quella biblioteca era tramite l’utilizzo dei cinque sigilli della memoria affidati ai fratelli Polo).

Altaïr impresse sul sesto disco il ricordo dei suoi ultimi istanti, si sedette sulla sua poltrona e, novantaduenne, serenamente morì.

I suoi resti restarono indisturbati per oltre 250 anni, finchè la biblioteca non venne aperta da un altro assassino, l’assassino italiano Ezio Auditore.

Altaïr consegna il Codice a Niccolò Polo

Gli ultimi istanti di Altaïr prima di morire

AL MUALIM

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